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La Waterloo di Bush?


...Ma la crescente probabilità è che saremo buttati fuori dall'Iraq da una rivolta generale, un vera e propria intifada in cui ogni Americano sarà il bersaglio di ogni Iracheno e i nostri ragazzi (e, nell'esercito del Neo-Modello dell'America, le nostre ragazze) dovranno combattere la loro fuoriuscita in uno scenario come quello che si trovò a fronteggiare Gordon nel Sudan. Non è una prospettiva piacevole. Significa migliaia, forse decine di migliaia, di perdite Americane e di "coalizione", di molte più perdite Irachene e di una delle sconfitte più memorabili della storia, che andrà ad affiancarsi con quelle di Siracusa, Waterloo e Stalingrado...
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La Waterloo di Bush?

William S. Lind, Comedonchisciotte.net

Pianificate Adesso la Ritirata o Vi Ritroverete a Fronteggiare una Sconfitta Disastrosa. Nel 1914, sottovalutato dalla storia il Kaiser Guglielmo II disse al suo Capo di Stato Maggiore, von Moltke "Junior", che desiderava rimanere sulla difensiva nell'Ovest e andare all'offensiva nell'Est, contro la Russia. Una tale inversione rispetto al Piano di Schlieffen avrebbe probabilmente fatto vincere la guerra alla Germania. La Francia avrebbe sanguinato a morte gettando corpi contro le pallottole a Elsass e a Lothringen, l'Inghilterra sarebbe rimasta neutrale, almeno per un certo tempo e la Russia sarebbe andato sotto in un paio d'anni. Purtroppo per la Germania e per la sua storia, von Moltke Jr collassò in un eccesso nervoso e disse che non si sarebbe potuto fare.

In realtà, i piani per una simile campagna erano stati preparati e archiviati. Erano là perché era compito dello Stato Maggiore di preparare i piani per ogni possibile contingenza.

Il corso disastroso della guerra dell'America in Iraq ha generato un nuovo compito per lo Stato Maggiore Statunitense, sotto forma di maggiore pianificazione di contingenza. L'America deve assicurarsi di avere da parte un piano per un ritiro dall'Iraq in situazione di combattimento.

È ancora possibile che la fine possa non venire in questa maniera. Potremmo ancora cavarcela con una tremolante cessione di potere ad un governo Iracheno designato dalle Nazioni Unite e quel governo potrebbe durare abbastanza a lungo affinché noi ci possiamo ritirare con qualche briciola di dignità. George W. potrebbe svegliarsi una mattina e sentirsi un uomo nuovo, annunciare che era stato truffato, liquidare i neo-conservatori e coinvolgere uno come il Generale del Corpo dei Marines Tony Zinni, che si è opposto alla guerra per tutto il suo corso, per prendersi cura del nostro disimpegno. L'Arcangelo Michele potrebbe comparire sulla Mecca e convertire tutti i Maomettani alla Cristianità.

Ma la crescente probabilità è che saremo buttati fuori dall'Iraq da una rivolta generale, un vera e propria intifada in cui ogni Americano sarà il bersaglio di ogni Iracheno e i nostri ragazzi (e, nell'esercito del Neo-Modello dell'America, le nostre ragazze) dovranno combattere la loro fuoriuscita in uno scenario come quello che si trovò a fronteggiare Gordon nel Sudan. Non è una prospettiva piacevole. Significa migliaia, forse decine di migliaia, di perdite Americane e di "coalizione", di molte più perdite Irachene e di una delle sconfitte più memorabili della storia, che andrà ad affiancarsi con quelle di Siracusa, Waterloo e Stalingrado. Le scosse del dopo ritirata saranno severe, con la caduta di numerosi regimi, dal Pakistan attraverso il Golfo Persico e l'Egitto fino all'Inghilterra e all'America stessa. Potete impazientemente aspettarvi di vedere il Dow a 3000, se non a 300.

Di fronte ad una tale contingenza, possiamo avere soltanto una priorità in testa: le vite delle nostre truppe. La loro probabilità di uscirne sane e salve saranno ben più grandi se avremo fatto in anticipo una certa pianificazione. La nostra grande vulnerabilità è che le nostre linee di rifornimento, di comunicazione e di ritirata sono lunghe e quasi tutte vengono fatte funzionare attraverso territorio ostile. La maggior parte conducono attraverso l'Iraq del sud nel Kuwait e quella probabilmente non sarà una via d'uscita comoda. La via del nord attraverso il territorio Kurdo fino alla Turchia può essere la migliore scommessa, anche se come può attestare Senofonte, ritirarsi con un esercito sotto attacco attraverso il paese Kurdo non è un picnic. Ad Ovest sta la Siria, che non è amica e la Giordania, che potrebbe essa stessa essere internamente convulsa.

Una grande trappola nonché delusione giace sul nostro percorso: la nozione che possiamo sempre andarcene attraverso il cielo. Già l'Air Force sta dicendo che se le linee di rifornimento del sud saranno tagliate, come già lo erano durante la prima metà di Aprile, il trasporto æreo potrà colmare il vuoto creatosi, giusto come Goering promise alle truppe che erano a Stalingrado. Questo presuppone non soltanto che le truppe Americane e di coalizione possono controllare gli aeroporti, presuppone pure che possono arrivare agli aeroporti, cosa che al momento è già problematica solo fra Baghdad ed il proprio aeroporto. Ancora peggio, colpi di stato in posti quali l'Arabia Saudita potrebbero farci vedere F-15 e F-16 Islamici che abbattono C-5 e C-17 Americani.

Un esercito di seconda generazione quale quello Americano non improvvisa bene sotto pressione di tempo, almeno ai livelli più alti, dove il vasto staff addestrato alla 'Kadavergehorsamkeit' nel sacro "processo di pianificazione del personale" è schiavo della procedura. I neo-conservatori nella amministrazione Bush e i loro leccapiedi nel Pentagono senza dubbio si metteranno ad ululare se i militari inizieranno a preparare un piano di contingenza per un ritiro forzato. Ascoltate ragazzi: preparatelo comunque. Non siete obbligati a dirglielo. Solo assicuratevi che il piano è in archivio.

Questa volta, i militari potrebbero dovere giocare il ruolo del Kaiser quando l'amministrazione Bush cadrà prostrata sul divano.

William S. Lind - Trad. Melektro
Fonte: www.counterpunch.org/www.peacelink.it
14 maggio 2004
Note:
William S. Lind è il Direttore del 'Center for Cultural
Conservatism for the
Free Congress Foundation' Tradotto da Melektro a cura di Peacelink

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