Ramadi, tra blitz e torture
L'operazione River Blitz, avviata due settimane fa dall'esercito americano e dalle forze irachene nella provincia sunnita ribelle di al Anbar, a ovest di Baghdad, si è conclusa oggi. Lo ha reso noto un comunicato militare Usa, precisando che in tutto sono state arrestate 400 persone (...) Il comunicato Usa non fa parola di morti, che invece sono stati numerosissimi durante i giorni delle operazioni: Ma è proibito entrare a Ramadi, sotto coprifuoco stretto da ancora prima dell'inzio dell'offensiva, ed è difficile oggi avere testimonianze certe. Si sa solo di bombardamenti a tappeto sulla città, ma la stessa Mezzaluina Rossa non ha ancora potuto verificare nulla. Ma nel frattempo un altro orrore arriva da Ramadi,meno recente ma non meno tragico. Un video girato dai soldati della Guardia Nazionale della Florida testimonia le violenze e gli abusi compiuti sui prigionieri dalle forze americane in Iraq...
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Ramadi, tra blitz e torture
Oservatorio Iraq
| 5 marzo 2005 - L'operazione River Blitz, avviata due settimane fa dall'esercito americano e dalle forze irachene nella provincia sunnita ribelle di al Anbar, a ovest di Baghdad, si è conclusa oggi. Lo ha reso noto un comunicato militare Usa, precisando che in tutto sono state arrestate 400 persone. ''Durante l'operazione River Blitz, le forze di sicurezza irachene e la coalizione - si legge nel comunicato - hanno arrestato più di 400 presunti terroristi e scoperto numerosi depositi d'armi nella provincia di al Anbar. Il numero degli attentati terroristici è diminuito in modo significativo nel corso dell'operazione''. ''L'operazione River Blitz - continua il comunicato - è cominciata il 20 febbraio su richiesta del governo iracheno per garantire una transizione pacifica'' dopo le elezioni del 30 gennaio. E ancora: ''Sono stati istituiti, oltre al coprifuoco, posti di blocco sulle strade che portano alla capitale provinciale di Ramadi. Questi posti di blocco si sono rivelati molto efficaci per impedire ad armi e terroristi di entrare in citta'''. Il generale Richard Natonski, comandante della prima divisione del primo corpo di spedizione dei marines, citato nel comunicato, ha successivamente annunciato la sua intenzione di ''continuare a mantenere la pressione nei confronti della ribellione''.
Il comunicato Usa non fa parola di morti, che invece sono stati numerosissimi durante i giorni delle operazioni: Ma è proibito entrare a Ramadi, sotto coprifuoco stretto da ancora prima dell'inzio dell'offensiva, ed è difficile oggi avere testimonianze certe. Si sa solo di bombardamenti a tappeto sulla città, ma la stessa Mezzaluina Rossa non ha ancora potuto verificare nulla.
Ma nel frattempo un altro orrore arriva da Ramadi,meno recente ma non meno tragico.
Un video girato dai soldati della Guardia Nazionale della Florida testimonia le violenze e gli abusi compiuti sui prigionieri dalle forze americane in Iraq. Le immagini mostrano alcuni soldati della stessa unità che ha realizzato il filmato mentre prendono a calci un prigioniero di guerra ferito e legato ed indicano alla telecamera, costringendo tra l'altro l'uomo ferito a muoversi, i fori di entrata e di uscita delle pallottole che lo hanno colpito. Nessuna accusa penale è stata formulata contro quei militari, si apprende da documenti dell'inchiesta resi pubblici ieri e citati dal ''New York Times'' sul suo sito. Stando a quanto riferito dagli inquirenti, l'iracheno ripreso nel video - poi intitolato ''Follia di Ramadi'' e che si ritiene sia stato distrutto - sarebbe deceduto poco dopo quanto accaduto. Tuttavia, stando a quanto si apprende dai documenti dell'inchiesta, gli inquirenti si sarebbero consultati con avvocati militari e sarebbero giunti alla conclusione che quelle immagini testimoniavano ''un comportamento inopportuno più che criminale''.
I documenti dell'inchiesta sono tra quelli resi pubblici ieri nel quadro di un'azione legale avviata contro i militari dall'''American Civil Liberties Union'' e da altri gruppi, secondo i quali le 1.200 pagine pubblicate ieri, e le altre pubblicate precendentemente proprio nel quadro dell'azione legale, dimostrano l'esistenza di un insieme di comportamenti scorretti sui quali non si è indagato a fondo. L'esercito, scrive il quotidiano statunitense, ha deciso di pubblicare i documenti ieri al Pentagono - con una dichiarazione in cui si sottolinea come molte delle denunce siano difficili da indagare in una zona di guerra in un momento in cui si combatte - per prevenire la loro annunciata diffusione lunedì da parte dei gruppi che stanno promuovendo l'azione legale. La nuova serie di documenti resi pubblici riguarda 13 casi oggetto di indagine - relative, tra l'altro a denunce di stupri di donne irachene e di persone disarmate contro le quali è stato aperto il fuoco - e che si sono conclusi senza l'adozione di alcuna misura a carico dei soldati.
Fonti; Ansa, Adnkronos
5 marzo 2005
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