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Caos e petrolio: il mix imperiale dell'Iraq


...L'invasione dell'Iraq aveva assai poco a che fare con il disarmo di Saddam. Il piano di guerra si adattava al programma dei capitalisti USA, specialmente le industrie petrolifere e del settore della difesa, con cui i Bush e Cheney hanno molti legami. Andava bene agli interessi strategici di Israele ed appariva attraente ai Cristiani bushisti -- del tipo di Jerry Falwell e Pat Robertson, che spargevano odio contro l'Islam. Mentre 600.000 Iracheni e più di 3.500 Americani hanno pagato con le loro vite per questo programma capitalista-sionista, Halliburton, la compagnia che Cheney ha guidato prima di essere scelto da Bush come suo vice per le elezioni del 2000, ha guadagnato miliardi di dollari dalla guerra in Iraq...

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Caos e petrolio: il mix imperiale dell'Iraq

Ameen Izzadeen, Daily Mirror, tradotto da Gianluca Bifolchi, Tlaxcala

6 Luglio 2007


Quando sei troppo buono sei anche troppo credulone. Quando sei troppo buono e intelligente, puoi essere ancora credulone, ma non dura a lungo. Presto capisci che sei stato ingannato. Ma il popolo americano -- buono e intelligente -- ha avuto bisogno di più di cinque anni per capire che era stato manopolato. Dall'11 Settembre 2001 -- il giorno in cui gli Stati Uniti, fino alla sonora sconfitta alle elezioni di medio termine del 2006, il Presidente George W. Bush, il vice Presidente Dick Cheney e una cricca di bushisti hanno creduto di poter dire qualsiasi cosa alla gente e farla franca.

Ma la sconfitta elettorale, sembra, non ha indotto l'ammnistrazione Bush a riformarsi e a cestinare la sua pessima strategia di presentare il suo segreto ed immorale programma come una serie di imperativi morali.

L'amministrazione Bush ha detto al popolo americano che il mondo doveva agire per neutralizzare le armi di distruzione di massa di Saddam Hussein. Lui ha detto che Saddam era una minaccia per la sicurezza dell'America e del mondo. Ha detto che Saddam aveva legami con quei terroristi che avevano attaccato gli Stati Uniti l'11 Settembre.

L'allora segretario di stato USA, che probabilmente agiva contro la sua coscienza, fece una presentazione hi-tech al Consiglio di Sicurezza dell'ONU, mostrando ciò che lui sosteneva essere prove evidenti.

L'amministrazione Bush con le sue capacità propagandistiche fece credere ad una maggioranza di Americani che Saddam doveva essere fermato prima che la cosa diventasse impossibile.

Per i testardi, quelli di sinistra, gli anti-capitalisti e le persone che pensano con la propria testa la propaganda era grezza -- come il petrolio greggio iracheno.

L'invasione dell'Iraq aveva assai poco a che fare con il disarmo di Saddam. Il piano di guerra si adattava al programma dei capitalisti USA, specialmente le industrie petrolifere e del settore della difesa, con cui i Bush e Cheney hanno molti legami. Andava bene agli interessi strategici di Israele ed appariva attraente ai Cristiani bushisti -- del tipo di Jerry Falwell e Pat Robertson, che spargevano odio contro l'Islam.

Mentre 600.000 Iracheni e più di 3.500 Americani hanno pagato con le loro vite per questo programma capitalista-sionista, Halliburton, la compagnia che Cheney ha guidato prima di essere scelto da Bush come suo vice per le elezioni del 2000, ha guadagnato miliardi di dollari dalla guerra in Iraq.

Un recente rapporto dell'ispettore generale speciale per la ricostruzione in Iraq ha dimostrato che Halliburton ha realizzato 22 miliardi di dollari insanguinati di profitti. Ecco come la gente che autorizzato ed implementato la guerra fa soldi. Loro chiedono al Congresso miliardi di dollari per la campagna in Iraq, che include anche la ricostruzione della nazione. I contratti vegono siglati con gruppi come Halliburton e Bechtel -- compagnie vicine all'amministrazione Bush. Le compagnie americane ricostruiscono quello che l'esercito americano aveva distrutto. Tutto bene, finché i soldi ce li mettono solo gli Americani. Ma il denaro dei contribuenti americani copre solo una parte dei costi. L'altra parte viene dagli introiti del petrolio iracheno -- in altre parole, gli Iracheni stanno pagando per ricostruire le proprie infrastrutture che gli Americani avevano distrutto. Badate, compagnie come la Halliburton hanno spostanto il proprio quartier generale a Dubai e in altri paradisi fiscali. Dunque non pagano le tasse. Sia i contribuenti americani che il popolo iracheno, un quinto del quale si trova nella condizione di rifugiato come risultato dell'inumana guerra di Bush, vengono rapinati da capitalisti senza scrupoli.

Come ho detto prima, la propaganda continua. Il Presidente Bush adesso dice stanno facendo pressioni sul governo iracheno per far passare un controverso disegno di legge che renderà possibile un'equa distribuzione degli introiti petroliferi a tutto il popolo. Che anima gentile! Questa gentilezza non si nota molto quando sente che ci sono moltissimi Iracheni fatti a pezzi dalle bombe stradali. Il suo cuore non si spezzò neanche per le vittime di Haditha e del massacro di Mahmoudiya, di cui le sue truppe sono responsabili. Ed ora sta esprimendo preoccupazioni per la possibiltà che gli Iracheni sunniti che vivono nelle area prive di giacimenti petroliferi non ricevano la loro parte di ricchezza. Sostiene che il progetto di legge, che il governo fantoccio guidato dal Primo Ministro Nouri al-Maliki ha approvato questa settimana, assicurerà che persino i Sunniti che vivono in aree dove non si può estrarre petrolio avranno la loro giusta fetta di torta.

Ma l'ironia è che addirittura l'Associazione degli Studiosi Musulmani, che è la più potente voce politica degli Iracheni sunniti, si è espressa contro il progetto di legge, ed ha emesso una fatwa.

"Chiunque voti per il progetto di legge incorrerà nella rabbia di Dio" avverte la fatwa.

La legge prevede contratti petroliferi con compagnie transnazionali -- accordi che potrebbero durare almeno da due a tre decenni. Inoltre, gli accordi prevedono la divisione dei profitti. Il disegno di legge cancella i contratti con nazioni estere come la Francia e la Russia in epoca precedente all'invasione. In altre parole, quasi tutti i contratti andranno alle compagnie USA. Questo era lo scopo dell'invasione.

In Settembre, quando il Congresso USA ascolterà un rapporto del Generale David Petraeus , comandante in capo in Iraq, egli potrebbe dire che la presenza di truppe USA in Iraq è necessaria per proteggere gli interessi economici americani in quel paese. Le truppe dovrebbero rimanere lì per proteggere le seconde riserve di petrolio più grandi del mondo che le compagnie americane controllano insieme al governo iracheno grazie a contratti a lunga scadenza. Ecco perché gli USA stanno mostrando un indebito interesse verso il disegno di legge.

Secondo esperti dell'industria petrolifera, se i giacimenti dell'Iraq vengono sfruttati al massimo del loro potenziale, potrebbero estrarre 6 milioni di barili al giorno e generare introiti annuali di più di 130 milioni l'anno.

Il disegno di legge non ha incontrato resistenze nel governo, perché i suoi maggiori oppositori -- i Sunniti e il gruppo Moqtada al-Sadr -- hanno lasciato il governo. Al-Maliki, che ha ricevuto le congratulazoni del Presidente Bush per aver ottenuto un appoggio unanime al disegno di legge da parte degli spezzoni di governo che gli sono rimasti, spera che l'Aventino sunnita e sadrista del parlamento continui così che riesca ad assicurare alla legge anche un agevole percorso parlamentare. I Sunnitit ei i Sadristi insistono che le riserve petrolifere dovrebbero rimanere una risorsa nazionale e che gli introiti del petrolio dovrebbero appartenere al governo centrale piuttosto che alle amministrazioni regionali, come previsto dal disegno di legge. Per placare i Sunniti, il disegno di legge è stato modificato in maniera tale da far arrivare parte degli introiti petroliferi anche alle regioni centrali a predominanza sunnita, non ci sono riserve di petrolio note.

Ma i Sunniti non hanno abboccato all'esca presentatagli dagli USA, il principale architetto del disegno di legge sul petrolio.

I Sunniti e i Sadristi non sono così ingenui da credere che le truppe USA siano in Iraq per aiutarli a ricostruire il paese, insegnargli la democrazia, civilizzarli e liberarli. Sanno che George Bush, Tony Blair e John Howard mandarono le loro truppe in Iraq per avere la loro fetta di torta petrolifera.

Ieri, il ministro della difesa australiano ha confermato quello che molti iracheni hanno a lungo dichiarato.

Si, il petrolio è il fattore chiave per il mantenimento di truppe australiane nella guerra a guida USA in Iraq, ha detto il ministro della difesa Brendan Nelson. Nel 2003, il Primo Ministro australiano, un devoto bushista, rifece il verso a quanto Bush aveva detto: l'invasione aveva lo scopo di eliminare le armi di distruzione di massa di Saddam Hussein.

Un Howard assai imbarazzato ha più tardi negato che assicurarsi i rifornimenti petroliferi era il fattore chiave dietro il coinvolgimento bellico del suo paese nella guerra in Iraq.

"Non siamo lì a causa del petrolio e non siamo andati lì a causa del petrolio, non rimaniamo lì a causa del petrolio", ha detto ad una radio commerciale. "Il petrolio non c'entra".

Ma l'analista John Pilger ha detto che gli Australiani sono andati in missione di peacekeeping a Timor East con un occhio alle riserve petrolifere al largo del paese.

Sia come sia. In Iraq i prossimi giorni decideranno il fato del controverso disegno di legge sul petrolio. La democrazia ha molti aspetti positivi. Ma un aspetto negativo è che essa può produrre un gruppo di parlamentari che possono essere facilmente comprati da una potenza esterna attraverso il denaro e il potere. Una maggioranza dei 24 milioni di Iracheni può opporsi al disegno di legge, ma questa opposizione vale come il due di coppe a briscola quando una maggioranza parlamentare nell'assemblea irachena di 275 seggi vende la sua anima agli imperialisti e ai capitalisti globali. Adesso potete capire perché hanno introdotto la democrazia in Iraq.


Tradotto dall'inglese da Gianluca Bifolchi, un membro di Tlaxcala (www.tlaxcala.es), la rete di traduttori per la diversità linguistica. Questa traduzione è in Copyleft per ogni uso non-commerciale : è liberamente riproducibile, a condizione di rispettarne l'integrità e di menzionarne l'autore e la fonte.

Articolo originale;
http://www.dailymirror.lk/2007/07/06/opinion/01.asp


:: Article nr. s6821 sent on 08-jul-2007 06:40 ECT

www.uruknet.info?p=s6821



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