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Un messaggio della resistenza irachena:
“Non siamo responsabili dell’11 settembre”


...Il video descrive il movimento di resistenza come diretto da "gente semplice che preferì i principi alla paura" e risultato non solo dell'invasione ma anche delle "sanzioni (dell'ONU) che consideriamo le vere armi di distruzione di massa". Spiega l'invasione in termini geopolitici, non in modo semplicistico come una guerra tra l'Islam e l’Occidente, od in modo stupido come una guerra tra il Bene ed il Male. (...) Fa appello ai popoli del mondo per "formare un fronte mondiale contro la guerra e le sanzioni"...

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Un messaggio della resistenza irachena:
“Non siamo responsabili dell’11 settembre”

Gary Leupp, CounterPunch - www.resistenze.org

www.resistenze.org - popoli resistenti - iraq
da: www.rebelion..org - 22-01-2005
http://www.rebelion.org/noticia.php?id=10362


Tradotto per Rebelion da Germán Leyens

25 gennaio, 2005 - Il 13 gennaio l’agenzia Reuters e le reti d’informazione via cavo trasformano in notizia un interessantissimo e breve video dell'Iraq, rivolto ai "popoli del mondo". Io l'avevo trovato il 19 dicembre on line, attraverso un collegamento di antiwar.com con Information Clearinghouse e l’avevo considerato sufficientemente rilevante da redigere, in quel momento, ciò che appare nel seguito. Occorre chiedersi perché la stampa dominante abbia aspettato tre settimane prima di considerarlo degno di nota.

Il video è prodotto in modo elegante in lingua inglese dal "Battaglione Mediatico" di un gruppo chiamato "Esercito della Jihád Islamica". Il messaggio scritto che accompagna l'ouverture di musica marziale indica che l'Esercito della Jihád Islamica si è formato dalla fusione dell'Esercito Islamico Iracheno con le Brigate della Jihád Islamica, e che è agli ordini del Comando Congiunto dei Mujahidín", insieme ad altre organizzazioni che vengono nominate, oltre ad "altre cellule d’appoggio più piccole".

Giacché è improbabile che continui ad essere disponibile per ancora molto tempo, se qualcuno fosse interessato dovrebbe aprire immediatamente quel sito in rete:
http://informationclearinghouse/info/article7468.htm

La trascrizione del messaggio (in inglese) è compresa nel sito, cosicché, se qualcuno desidera farlo, può copiarlo, stamparlo e distribuirlo ai propri amici. Ovviamente non suggerisco che lo faccia. Esiste una legge contro la fornitura di "aiuto materiale" al terrorismo ed è ciò che, suppongo, starei facendo per definizione se vi suggerissi specificamente di far circolare questo materiale (che il governo considera terroristico). Non utilizzerò nemmeno aggettivi come "ragionevole" o "emozionante" per descrivere la presentazione: la riassumerò soltanto, spassionatamente.

Il video descrive il movimento di resistenza come diretto da "gente semplice che preferì i principi alla paura" e risultato non solo dell'invasione ma anche delle "sanzioni (dell'ONU) che consideriamo le vere armi di distruzione di massa".

Spiega l'invasione in termini geopolitici, non in modo semplicistico come una guerra tra l'Islam e l’Occidente, od in modo stupido come una guerra tra il Bene ed il Male. "Non abbiamo attraversato gli oceani ed i mari per occupare la Gran Bretagna o gli USA", dichiara il narratore, "né siamo responsabili dell’11 settembre. Sono soltanto alcune delle menzogne che questi criminali esibiscono per coprire i loro veri piani finalizzati al controllo delle risorse energetiche del mondo, difronte ad una Cina in crescita e ad un’Europa forte ed unificata. È una beffa che gli iracheni debbano sopportare tutta la forza di tale immenso e crescente conflitto per conto del resto di questo mondo addormentato".

Il video associa implicitamente la resistenza irachena al movimento internazionale contro la globalizzazione imperialista, ringraziando "tutti quelli, inclusi britannici e statunitensi, che manifestarono per le strade in protesta contro questa guerra e contro la globalizzazione". Ringrazia Francia e Germania per la loro "saggia ed equilibrata" posizione di fronte alla guerra. Esprime simpatia per il popolo statunitense, dicendo che "in generale soffre" di "un'interminabile e rinnovata paura".

Fa appello ai popoli del mondo per "formare un fronte mondiale contro la guerra e le sanzioni". Qui diventa un po’ mistico, esortando il fronte ad essere "governato da saggi e sapienti" che "produrranno la riforma e l'ordine" e creeranno "nuove istituzioni" per "rimpiazzare quelle corrotte di oggi". Ma il messaggio è anche pratico e specifico: "Smettetela di utilizzare il dollaro USA, usate l’Euro o una varietà di monete. Riducete o fermate il vostro consumo di prodotti britannici o statunitensi. Ponete fine al sionismo prima che distrugga il mondo".

Mostra orrende sequenze di soldati stranieri morti, e dichiara: "desidereremmo soltanto avere più cineprese per mostrare al mondo la loro vera sconfitta". Reputa che il nemico "sia in fuga" ed immobilizzato, ma indica empatia per le sofferenze degli invasori. Se "depongono le armi", dichiara, "li proteggeremo e li faremo uscire dall'Iraq, come abbiamo fatto in predenza con altri".
Forse in risposta alle accuse degli USA sul fatto che "combattenti stranieri" giochino un ruolo importante nella resistenza, il messaggio afferma: "Non abbiamo bisogno di armi né di combattenti, perché ne abbiamo a sufficienza".
Alla fine la voce soave, fiduciosa del narratore fa appello al nemico invasore: "Tornate alle vostre case, famiglie e persone amate. Questa non è la vostra guerra. In Iraq non combattete nemmeno per una causa genuina. A George W. Bush ribadiamo: "Lei ci ha detto, 'Fatelo’, e noi l'abbiamo fatto, in un modo che mai si sarebbe aspettato. Ha un'altra sfida?"

Nonostante il nome del suo gruppo, il portavoce non promuove l'islamismo come dottrina politica. Non fa riferimento alcuno a Dio od alla religione, tranne quando sollecita i soldati USA affinchè "possano scegliere insieme a noi la lotta contro la tirannia" e "rifugiarsi nelle nostre moschee, chiese e case". E mai, nemmeno una volta, afferma: "Odiamo le vostre libertà".


Gary Leupp è professore di Storia all'Università Tufts, e professore aggiunto di Religione Comparativa. È autore di "Servants, Shophands and Laborers in in the Cities of Tokugawa Japan; Male Colors: The Construction of Homosexuality in Tokugawa Japan; and Interrazziale Intimacy in Japan: Western Men and Japanese Women, 1543-1900". Ha anche collaborato con l'implacabile cronaca delle guerre contro Iraq, Afghanistan e Yugoslavia di CounterPunch, "Imperial Crusades".

Traduzione dallo spagnolo a cura del Ccdp


Questo articolo comparirà sul prossimo numero di www.resistenze.org
Un grazie ad Adelina e Luciano di www.resistenze.org





Articolo originale:
http://www.uruknet.info/?p=8938

resist_17jan.jpeg

:: Articolo n. 9175 postato il 26-jan-2005 00:33 ECT

www.uruknet.info?p=9175



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